Lettera datata
28 febbraio 1866
da Ferdinando Panciatichi
a Gino Capponi

(in risposta della lettera datata 25 febbraio 1866 da F. Gonnelli a G.Capponi)

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Ill.mo Signore

                                                                                              28 febbraio 1866

                 Ho avuto sempre i più gravi motivi personali e pubblici per dolermi della Comunità di Reggello al punto che ho sempre desiderato di vederla completamente distrutta. Lascio dei motivi personali, perché troppo ci vorrebbe a dirli: solamente parlerò de’ pubblici.

                La Comunità di Reggello ha sempre mostrata la più ributtante parzialità in favore dei terrazzani del paese omonimo al punto di aver voluto sempre concentrato il medico, il chirurgo e la levatrice ecc. nel solo paese di Reggello, ed è stata sorda ai reclami di tutti gli altri paesetti compresi in codesta infelicissima aggregazione chiamata ancora la lega di Cascia; ed ha perfino perseguitato quelle donne specialmente che per pura carità facevano da levatrici nei luoghi più lontani, nell’impossibilità in cui si trovava la titolare di supplire a tanti bisogni, e quindi a tutti i propri obblighi, dovendo attraversare e borri e nevi in tempo di notte nella stagione invernale. E come se questo fosse poco sono state fatte spese grandissime intorno alle ville de’ principali abitanti del paese di Reggello, che con invariabile alternativa si sono sempre succeduti al potere in quella Comunità.

                Quanto poi alle strade ai ponti ed a tutti gli altri comodi che interessavano il resto del Comune (ma non l’immediato circondario) sotto la mano distruggitrice di quel Consiglio Comunale, tutto è andato in malora. Parlo poi, semplicemente per memoria dello spirito perfettamente antinazionale nemico d’ogni istruzione e completamente clericale di quel Comune.  Per tutte queste ragioni mi è impossibile di sottoscrivere una petizione che è contro le mie più sentite convinzioni. Spero che in altre occasioni possa presentarmisi la felice occorrenza di conpiacere ai di lei desideri, e sono dispiacentissimo che pel primo favore che ella mi chiede debba risponderle con una negativa. Ma io la conosco troppo amante della verità per dubitare che ella possa esiger da me il sagrifizio di una risoluzione perfettamente motivata.

    Mi compiaccio intanto di segnarmi colla più distinta stima e considerazione

 

                                              Suo obb.mo e dev.mo servo

                                              Ferdinando Panciatichi

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